Autore: Italo Calvino (1923-85)
Anno: 1965-67
Voto: 8/10
Genere: Racconti – Umorismo – Fantascienza – Letteratura italiana del ‘900

Nelle vecchie favole, per contestualizzare gli eventi narrati, si iniziava con un C’era una volta… Ma questa “volta” aveva a che fare con un mondo dotato di senso per chi ascoltava, pur essendo collocato nel passato. Ma che fare con un passato talmente remoto da non poter dire nulla a noi esseri umani, un passato cioè caratterizzato dalla pura e nuda natura e regolato quasi solo dai principi della fisica? Occorre trovare un punto di vista a noi familiare, qualcuno che abbia assistito agli eventi che hanno generato il nostro mondo e che abbia le parole e le immagini per raccontarceli.

Ed. Mondadori 2016

Tale punto di vista incredibilmente ci è offerto da Italo CALVINO grazie a Qfwfq, narratore di questa serie di storie dipanata in due libri usciti dal 1965 al 1967 e accomunati da un approccio originale e dissacratorio della scienza. Ogni racconto inizia con l’esposizione teorica di qualche fenomeno naturale iniziato ere fa, fino all’origine dell’universo, con il protagonista a intervenire per dichiarare di esser stato lì al momento dei fatti e di poter raccontarne la versione veritiera. Quasi sempre si tratta di una versione del tutto sorprendente, riportata mediante immagini a noi familiari e scene buffe.

Si tratta di un Calvino al massimo della sua potenza immaginativa, borgesiano addirittura, indefesso costruttore di mondi e di realtà sfocianti nel metafisico. C’è tuttavia anche un esercizio virtuoso della razionalità in molti di questi racconti, al punto che il focus della narrazione finisce col diventare la disquisizione, divertita ma seria, di difficilissimi dilemmi logico-matematici. Ma al fondo di tutto, nonché di certe digressioni che farebbero invidia a filosofi di professione, c’è il solito Calvino inguaribilmente romantico: tanti sono i misteri del cosmo, ma l’unica costante di qualsiasi tempo e di qualsiasi contesto rimane l’inspiegabilità dell’amore.

Ed. Mondadori 2019

Non manca in filigrana una costante riflessione sul senso della vita e sulla possibilità di conciliare la stessa con l’esercizio costante della ragione: sintomatici in tal senso sono i racconti finali di Ti con zero e dedicati a una rivisitazione de Il conte di Montecristo (184446). Il mondo resta un enigma da risolvere, ma creare il proprio mondo può diventare un modo per ripararsi dal male del non scorgerne il senso.

A chi si indirizzano questi racconti? Non al lettore occasionale e non al tipico lettore di fantascienza, bensì a chi apprezza il gioco della fantasia e l’ironia di chi non è scrittore, bensì intellettuale, né conosce confini tra generi e regole formali. Qfwfq rimarrà.

“Là dove il grigio aveva spento ogni sia pur remoto desiderio d’essere qualcos’altro che grigio, solo là cominciava la bellezza”

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