Storia culturale del clima. Dall’era glaciale al riscaldamento globale

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Titolo originale: Kulturgeschichte des Klimas. Von der Eiszeit bis zur globalen Erwärmung

Autore: Wolfgang Behringer (1956-vivente)
Anno: 2007
Voto: 5/10
Genere: Saggio – Scienze naturali – Scienze

I cambiamenti climatici che la nostra Terra conoscerà in futuro non porteranno solo a sconvolgimenti radicali fra estinzioni di massa di specie viventi, crisi economiche e politiche, trasformazioni geomorfiche, aumenti di calamità o (perché no?) di tumori. Essi porteranno – reggetevi forte – anche a importanti cambiamenti a livello culturale. Questa inattesa e sconvolgente verità è il messaggio di Wolfgang Behringer, professore a quanto pare specializzato nella storia della stregoneria e che si professa solo infarinato di nozioni in altri campi, ma che pure sceglie di cimentarsi in un’impresa notevole.

Storia culturale del clima‘ ha l’obiettivo di dimostrare quanto le variazioni climatiche a lunga e breve scadenza abbiano influenzato lo sviluppo dell’umanità, determinando alcune scelte anziché altre e favorendo l’insorgenza di gran parte di ciò che noi chiamiamo “cultura“. Costumi, forme politiche, strutture sociali, religioni e persino correnti artistiche affonderebbero le loro radici in fattori che di solito non prendiamo mai in considerazione: così ad esempio periodi di raffreddamento avrebbero generato, mediante carestie, la Riforma protestante e la Rivoluzione francese; o un periodo di riscaldamento avrebbe favorito il benessere del primo Impero romano.

Se il discorso di Behringer si limitasse a esempi come quelli appena citati, non ci sarebbe nulla da ridire: il saggio si rivelerebbe molto interessante ponendo in evidenza una chiave di lettura della nostra storia non solo alternativa, ma anche stimolante. In effetti pare che una rivalutazione del ruolo del clima sulle vicende umane possa davvero aiutarci a capire meglio il passato e, forse, il futuro. Il problema però è che lo storico tedesco non si accontenta di proporre questo discorso: vuole andare oltre e spiegare con il fattore-clima anche cose molto specifiche, quasi a dire che non esiste aspetto della nostra vita che non sia almeno lontanamente legato alle fluttuazioni del nostro ecosistema. Behringer si presta a momenti di involontaria comicità, in quanto alcuni dei collegamenti da lui posti in essere sono quantomeno forzati e improbabili le loro spiegazioni.

Il saggio, per il resto di lettura piacevolissima, si rivela infine una riproposizione dell’antica teoria aristotelica del determinismo geografico, ripresa nell’800 in Germania da Ratzel ma mai davvero abbandonata neppure dalla geografia odierna, con la quale spesso anzi flirta pericolosamente. Non che il determinismo debba essere errato per partito preso; in una certa misura esso ha anzi comportato degli sviluppi importanti nelle scienze. Quando però lo si applica su così grande scala – addirittura comprendendo l’intera storia umana dalla preistoria alla modernità – e in assenza di risorse adeguate, occorrerebbe più prudenza di quella usata per comporre quest’opera.

“Di norma l’economia dei peccati, questo strumento escogitato dai teologi per interpretare il peggioramento climatico, non andava in cerca di capri espiatori. Quel che gli apostoli morali del tempo si prefiggevano era piuttosto di intervenire sul comportamento della gran massa dei fedeli, in modo da modificarlo. (…) A volte i cambiamenti erano razionali e andavano di pari passo con il mutamento climatico, nel qual caso risulta difficile separare l’argomentazione morale da quella razionale”

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